La cozza è un’esca molto efficace per la pesca da riva, soprattutto se usata per pescare in porti o scogliere dove il mitile è normalmente presente. In queste zone, infatti, la cozza rappresenta un elemento naturale per i pesci che se ne cibano quotidianamente.
Prima di innescare la cozza, dovremmo quindi verificare che il mollusco sia normalmente presente nella zona di pesca prescelta e pescare in prossimità delle colonie che si creano a ridosso delle mura dei porti o degli scogli.
L’utilizzo della cozza come esca è molto indicato per insidiare l’orata e il sarago, ma anche altri pesci non disdegnano questa esca.
Reperibilità
La cozza è molto semplice da reperire poiché è sufficiente recarsi presso una pescheria ed acquistarne il giusto quantitativo per la battuta di pesca (di solito bastano 3 o 4 euro per acquistarne un chilo, quantitativo più che sufficiente per affrontare una battuta di pesca, pasturazione compresa).
Molti pescatori preferiscono utilizzare la cozza raccolta sul luogo di pesca. Le cozze locali sono infatti molto più attiranti ed efficaci di quelle acquistate che provengono da mari diversi. Dobbiamo però ricordarci che in molti luoghi vige il divieto di prelevare il mitile locale e che il rispetto della natura e dell’ambiente è una regola che ogni pescatore deve sempre rispettare. Il prelievo del mitile sul posto, ove consentito, deve essere sempre fatto nel rispetto del mare, prendendo il numero di cozze strettamente necessario per la pesca e solo se il mollusco è presente in grande quantità nel punto di raccolta.
I principali inneschi:
Alla genovese
L’innesco della cozza alla genovese prevede l’utilizzo di un sistema pescante semplicissimo, costituito da una lenza madre di uno spessore variabile dallo 0,30 allo 0,45 mm ed un amo del n. 6 o 4, brunito e a profilo spesso, collegato alla sua estremità.
La cozza va aperta con l’ausilio di un coltello che va inserito dal lato concavo del mitile per poi essere passato fino all’estremità opposta, in modo da tagliare il muscolo che tiene uniti i due gusci, ma lasciando unita la parte dell’estremità più stretta, in modo tale che i gusci si possano aprire “a farfalla”, restando uniti. Una volta fatto questo, con il coltello raschiamo ciascuno dei due gusci rincalzando il mollusco in alto, verso l’estremità più stretta che unisce i due gusci. A questo punto prendiamo l’amo e lo passiamo più volte nel mollusco cercando di prendere la parte di muscolo più consistente.
Il peso dei due gusci ci darà un affondamento naturale dell’esca anche su fondali di oltre 5 metri. In presenza di corrente o in caso di elevate profondità, si può aggiungere un pallino di piombo di uno o due grammi subito sopra l’amo.
Il gioco è fatto! Ora non resta che far scendere l’innesco lungo il muro del porto o la scogliera fino in fondo, mettendo poi leggermente in tensione il filo per sollevare l’innesco di un paio di centimetri dal fondo. Le orate infatti si cibano solitamente a ridosso del fondale ed è lì che andremo a presentare il nostro innesco.
L’attacco delle orate o dei saraghi non si farà attendere e ce ne accorgeremo dai movimenti del cimino della canna. La ferrata dovrà essere pronta e decisa, lasciando pochi secondi al pesce che altrimenti farebbe in tempo a divorare la cozza e andare via.
Il “raviolo”
La pesca all’orata con l’innesco della cozza c.d. a “raviolo” prevede l’utilizzo della cozza intera tenuta insieme da un’asola di filo di nylon di piccolo diametro o con avvolgimenti di filo elastico, con nascosto all’interno l’amo.
Per fare questo tipo di innesco, occorre aprire due cozze con l’aiuto del coltello, estrarre i due molluschi ed innescarli, inserire il tutto all’interno dei gusci di una delle due cozze e richiudere. Prima di chiudere, occorre fare una piccola apertura laterale nel guscio della cozza che consentirà l’uscita del filo. E’ meglio inserire nel filo un piccolo tubicino di gomma lungo circa un centimetro in modo da evitare che i gusci della cozza danneggino la lenza, causando rotture e la perdita del pesce.
Alcuni pescatori usano l’accorgimento di lasciar penzolare alcune parti di cozza al di fuori dei gusci chiusi, in modo che l’esca, diffondendo meglio il proprio odore, risulti più attrattiva.
Questo tipo di innesco è molto selettivo perché solo le orate di buona taglia riusciranno a rompere il guscio della cozza e mangiare l’esca.
L’innesco della cozza così eseguito resiste anche a lunghi lanci e si può usare anche nella tecnica surfcasting.
Il salsicciotto
Per eseguire correttamente questo tipo di innesco occorre una forcina per capelli, un ago da innesco e del filo elastico.
Occorre procedere sgusciando due o tre cozze per poi infilare i molluschi in fila nella forcina per capelli. In seguito, con del filo elastico si dovranno fare diversi avvolgimenti attorno alle cozze fino a creare una sorta di salsicciotto. L’utilizzo della forcina per capelli impedisce alle cozze di girare su sé stesse durante le operazioni con il filo elastico, in modo da rendere il tutto più semplice.
Una volta eseguito il tutto, inseriamo l’ago da innesco tra le due punte della forcina fino a farlo appoggiare sulla curvatura a “U” della stessa. In seguito facciamo scorrere l’innesco dalla forcina all’ago e dall’ago all’amo ed il gioco è fatto.
Questo tipo di innesco ha il vantaggio di essere molto adescante poiché la cozza è libera di rilasciare tutti i suoi odori nella zona di pesca e viene più facilmente intercettata dai pesci presenti nella zona. Di contro, l’innesco non è sufficientemente selettivo e con la minutaglia in attività rischia di durare poco in acqua.
Con questo tipo di innesco si possono insidiare, oltre agli sparidi come l’orata e il sarago, diverse altre specie tra cui la spigola e il grongo.
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